Perchè hai iniziato a giocare a football e come sei arrivato ai Guelfi?
I miei inizi col football sono un pò rocamboleschi diciamo: un mio amico cambiò liceo e nella nuova classe conobbe un ragazzo che ai tempi giocava come QB nelle giovanili dei Guelfi; io avevo smesso di giocare a calcio da qualche anno e facevo solamente palestra, ma avevo sempre avuto il desiderio di iniziar g giocare in uno sport di contatto. Fu così che andai a provare ai Guelfi ed i primi allenamenti furono un pò un dramma, perché data la mia atletici ed il mio fisico, volevano iniziare a farmi giocare QB anche a me, per farmi migliorare e diventare poi il QB del “futuro”; io non ero molto felice all’idea perché avevo iniziato a giocare proprio per il contatto, per i placcaggi, per lo scontro con l’avversario e quindi dopo poco mi spostai in difesa, sia come DE che come LB. In quella giovanile ho conosciuto Edo (Cammi ndr) e Max (Innocenti ndr) che poi diventarono miei grandissimi amici e con cui ho fatto tutto il percorso insieme, con i tre anni di giovanile e l’arrivo in prima squadra.
Da quel momento poi la tua carriera è stata un continuo migliorare, arrivando alla IFL ed alla Nazionale, come hai vissuto quegli anni?
Dopo i tre anni della giovanile, per la prima volta dagli anni ’80 mi sembra, la Nazionale tornò a riunirsi e fui mandato dai miei coach a fare le selezioni a Roma, dove mi presero e nel 2009 andai insieme a Guido (Parronchi ndr) e Death (Petrucci ndr) agli Europei in Austria, un’esperienza pazzesca. Nei Guelfi invece la generazione mia, di Edo e di Max è stata un pò di transizione e di unione fra i primi Guelfi, quelli che venivano dai tempi di Apaches e Renegades, e la seconda generazione dei Guelfi e la maggior parte delle cose che so io le ho imparate da loro, che mi hanno forgiato e mi hanno aiutato a diventare il giocatore che ero. Ho giocato poi fino al 2016, il primo anno di IFL dei Guelfi, chiudendo con l’Europeo giocato in quell’estate, per poi appendere casco ed armatura al chiodo.
Spesso si sente dire che “Super ha smesso troppo presto”, e quindi ti chiedo, perché hai smesso così presto e soprattutto, hai mai pensato di tornare?
Il motivo principale è stato sicuramente aver aperto la palestra di Crossfit al Guelfi Sport Center; la palestra è stata aperta nel 2013 e per un paio di anni non avevo mai avuto problemi a livello di infortuni quindi avevo potuto continuare ad insegnare senza problemi, poi prima mi sono infortunato alla clavicola in una partita contro i Giaguari, poi mi sono infortunato in montagna con lo snowboard allo scafoide ed ho avuto un pò di problemi in palestra perché il mio socio Giuseppe si era ritrovato a mandare avanti la palestra quasi da solo, e quindi avevo messo come obiettivo il 2016, e l’ultimo europeo con la Nazionale e poi chiudere col football. Quindi giocai il primo anno di IFL della storia dei Guelfi e dopo l’europeo con la Nazionale ho chiuso.
Non nego che in questi anni, guardando le partite dei Guelfi e guardando quanto il livello si è alzato, mi sono reso conto che il football mi manca, ma non ho mai pensato di tornare, anche perché la palestra nel frattempo è cresciuta e quindi sono aumentate anche le necessità.
Tornando invece agli anni giocati, c’è un ricordo particolare e speciale che ti viene in mente?
I ricordi più belli probabilmente sono le partite giocate contro i Barbari Roma Nord: essendo stato istruito e forgiato dalla prima generazione dei Guelfi, le partite con i Barbari per me erano le partite contro gli acerrimi rivali, e le sentivo veramente molto, tanto da non dormire la notte prima della partita, sapendo che il giorno dopo avrei giocato contro di loro, e non nego che ogni tanto vado. Rivedermi gli highlights di quelle partite. Un altro ricordo impresso nella memoria è il mio primo anno di football in assoluto quando la prima squadra dei Guelfi, in cui noi della giovanile giocavamo dopo aver concluso il nostro campionato, andò a giocarsi la finale del campionato a Celle Ligure contro gli Hogs, e per me, che avevo iniziato da appena nove mesi, arrivare a giocarsi la finale di A2 fu molto emozionante.
Se pensi invece ai giocatori con cui hai giocato, dato che spesso a questa domanda mi hanno risposto col tuo nome, chi è il più forte che hai mai avuto come compagno?
Non è semplice dire un singolo nome, probabilmente Guido Parronchi è stato uno dei più forti in assoluto e non a caso è stato per molto tempo un giocatore della Nazionale, perché aveva veramente un talento e soprattutto spostava gli equilibri quando era al massimo della forma; non posso non citare poi Death, che è stato una sorta di fratello maggiore per me, giocando nel mio stesso ruolo, ed avendomi insegnato gran parte della mentalità e del carattere che deve avere un linebacker.
Essendo un pò di anni che non giochi, ed avendo vissuto gli ultimi anni come esterno, cosa manca secondo te ai Guelfi per alzare ancora l’asticella?
Sicuramente negli ultimi anni hanno fatto dei miglioramenti impressionanti, proprio da quando ho smesso io di giocare, e non nego che quasi mi mangio le mani per questo, però è difficile dire cosa manca; posso dirti che manca sempre meno a raggiungere il massimo livello possibile, e forse ci siamo addirittura, ma sicuramente i Guelfi stanno arrivando a giocarsela sempre più ad armi pari con le squadre più forti.
Mettiamo un punto, ci sarà la possibilità di rivederti in campo in futuro? Non come giocatore, ma magari come allenatore od Assistant coach?
La vedo molto molto molto difficile, sempre per la strada che sta prendendo la palestra e l’impegno che sta diventando la palestra, quindi per ora ti dico che è molto dura.