Come sei arrivato al mondo del football e poi ai Guelfi?
Al football sono arrivato perché nel corso della mia giovinezza non avevo mai trovato uno sport adatto alle mie caratteristiche fisiche di un sedicenne da più di 100 kg; poi tramite mio compagno di scuola, Andrea Volpe, che aveva già iniziato a giocare, mi disse di andare a provare il football americano e da lì non ne sono più uscito, facendo tutta la trafila delle squadre fiorentine e non dell’epoca per poi arrivare al 2000 con la fondazione dei Guelfi.
Come sei passato da uno dei fondatori a presidente e colonna portante come giocatore per quasi venti anni dei guelfi Firenze?
Quella del 24 Gennaio del 2000 rimarrà una storia bellissima, con la firma dell’atto di fondazione dei Guelfi che venne firmato su un tavolino dell’allora autogrill di Cantagallo, non quello bello che c’è ora, ma quello di prima, riservato ai camionisti; inizialmente il primo presidente è stato Matteo Boscalieri, che però poi decise di allontanarsi dal football e dall’anno dopo mi sono fatto avanti io per essere presidente e penso di essermela cavata abbastanza bene dato che sono ancora qui, una cosa di cui sono orgoglioso.
Oltre che presidente sei stato anche giocatore per quei tutta la totalità dei venti anni di storia dei Guelfi, quali sono i ricordi che più ti rendono felice?
È sicuramente impossibile non citare le due finali vinte, che sono state il raggiungimento di uno degli obiettivi che ci eravamo posti al momento della fondazione, ma il più bel ricordo in assoluto è un altro: la seconda partita della storia dei Guelfi Firenze, che abbiamo giocato a Cagliari; partimmo alle tre di mattina per andare a prendere l’aereo a Roma e da lì capii che i Guelfi erano partiti, nonostante fossimo pochi, “raccattati”, eravamo pronti a tutto pur di continuare a giocare. Un altro ricordo importante è il passaggio in IFL, con la prima partita in prima divisione, nel nostro stadio tirato a lucido, ma potrei stare ore qui a parlare di bei ricordi, perché ce ne sono veramente un’infinità.
Guardando invece a questi venti anni come “dirigente”, ci sono altri ricordi che ti vengono in mente?
Sicuramente c’è un enorme rimpianto: aver smesso di giocare prima dell’arrivo di Art Briles; purtroppo decisi di smettere per problemi fisici che non mi permettevano più di giocare ad alto livello e nel corso di quell’estate “pazza” con Fabrizio Bocci e Edo decidemmo di provare a prendere un eleggenda come Coach Briles con cui poi riuscimmo a raggiungere l’Italian Bowl. Il rimpianto non è tanto l’Italian Bowl non giocato, ma proprio io non aver potuto giocare per una leggenda come lui.
Un altro grandissimo ricordo è l’inaugurazione del Guelfi Sport Center, la casa dei Guelfi ed uno dei grandi obiettivi che ci eravamo posti sin dalla fondazione, vero fior all’occhiello di questi venti anni di storia.
In questi venti anni ne hai visti passare di giocatori, chi è il più forte con cui hai mai giocato?
Offensivamente penso Giuliano Belli, un ricevitore di un altro pianeta, e gli anni in cui c’erano sia lui, che Mannatrizio che Romanelli avevamo un parco ricevitori da far paura, ma lui spiccava sugli altri proprio per le sue qualità innate; difensivamente invece la grande tecnica di Alessio Tubbini e la mostruosa forza fisica di Guido Parronchi sono le prime cose che mi vengono in mente, ma il più forte di tutti è stato sicuramente Andrea Benoni, che poteva diventare una leggenda ma ha smesso troppo presto.
E se potessi prendere un qualsiasi giocatore, chi prenderesti per vincere l’Italian Bowl?
Guarda non vorrei dirlo, ma Benoni è il giocatore che ci avrebbe fatto comodo per vincere il campionato l’anno scorso e che ci aiuterebbe a fare il definitivo salto di qualità quest’anno, ma purtroppo ha deciso di smettere troppo presto, lasciandoci solamente i ricordi della leggenda che sarebbe potuta diventare.
Colgo l’occasione per augurare un felice anno a tutti i giocatori ed i tifosi dei Guelfi, sperando di poter tornare a respirare l’aria di casa del Guelfi Sport Center a breve