Come ti sei avvicinato al mondo del football, e come sei arrivato ai Guelfi?
Sono entrato nel mondo del football grazie a mio cugino, Emilio Arcangeli, che insieme a Leonardo Pancani è stato il primo a portare qualcosa che assomigliasse al football italiano a Firenze, nel 1985; grazie a lui ho conosciuto Leo, che mi ha inserito nel mondo del football. Le prime esperienze le ho avute negli Apaches, dove ho iniziato a giocare, salvo poi andare ai Renegades quando furono fondati anche quelli e dove ho giocato fino al loro fallimento. Dopo la “chiusura” dei Renegades vennero creati i Guelfi, in cui ho giocato sin dal primo momento, fino alla prima divisione e fino a quando non sono andato a chiudere la carriera a Terni, negli Steelers.

Guardando indietro alla tua carriera ed ai tuoi anni con i Guelfi, qual’è il ricordo che ti porti dietro con più orgoglio?
Diciamo che sono due: il primo è assolutamente la finale giocata al Franchi, che abbiamo vinto, e che è stato il primo grande obiettivo raggiunto dai Guelfi; il secondo è invece un ricordo più emozionante per me, ed è il primo, ed ultimo anche, TD segnato in prima divisione; giocavamo contro i Marines ed entrai quando la partita era già decisa in favore dei laziali, e con me entrarono le altre “riserve” con cui ci togliemmo la soddisfazione di segnare quel TD, l’unico dei Guelfi in quella partita, con il mio lancio per Federico Carboni. Me lo ricordo bene perché è stato il mio primo TD in prima divisione d anche il mio ultimo TD lanciato con i Guelfi, dato che l’anno dopo andai a giocare a Terni la mia ultima stagione.

Dopo aver lasciato il football ti sei avvicinato al mondo “giovanile” dando una mano prima e diventando poi un membro del coachigns Taff delle giovanili dei Guelfi, com’è stato questo passaggio per te?
Ho iniziato dando una mano a Guglielmo (Perasole ndr) che con Andrea (Gallerini ndr) ha praticamente tirato su da solo il settore giovanile che tanto sta facendo bene adesso, dei Guelfi Io andavo a dare una mano ogni tanto, soprattutto ai giovani QB, e poi sono stato con loro per la prima finale, quella del 2016 a Milano, con la scusa di fare il video della partita, salvo poi affezionarmi ai ragazzi decidendo di dare una mano ai QB. Lì ho riscoperto che lavorare con qualcuno che ci crede veramente come i nostri ragazzi è la cosa più bella del mondo.

Ed il tuo più bel ricordo come allenatore invece?
Senza dubbio la finale under 16 contro i Giaguari, quando nel secondo tempo iniziamo a segnare, trovando il primo TD; il QB Spinelli lancia il TD ed invece che andare a festeggiare viene verso di me sulla sideline e mi dice: “coach però quella palla lì non mi è uscita proprio bene”, racchiudendo in quelle semplici parole ciò che stavo cercando di insegnare a lui e agli alti ragazzi cioè che “Natale non si festeggia il 7 di Agosto”, quindi dopo un TD non abbiamo mai vintouna partita, ma c’è ancora tanto da fare e da lottare per poter vincere la partita e rilassarsi.
L’allenare ed il football mi hanno poi aiutato anche nella mia altra battaglia che ho dovuto combattere in questi anni, aiutandomi a staccare la testa nelle situazioni più difficili e non pensare ai vari problemi: quando andavo al campo ritrovavo le energie, rinascevo, quindi non posso che ringraziare i Guelfi e questo fantastico sport.

Tornando un attimo all’Ugo giocatore, chi è secondo te il giocatore più forte con cui hai mai giocato? E chi il giocatore che vorresti rivedere in questi Guelfi?
Giuliano Belli, senza nemmeno pensarci. Lui giocava ricevitore, ed insieme abbiamo fatto veramente numeri importanti, anche perché lui era veramente un fenomeno ed avevamo un’ottimo “rapporto”.
In questi Guelfi invece vorrei vedere Leonardo Pancani: un RB d’altri tempi, che non c’è nel poster dei guelfi e che potrebbe tranquillamente essere uno dei top giocatori anche oggi.

UGO CON LEONARDO PANCANI AI TEMPI DEI RENEGADES

Guardando invece alle giovanili, chi potrà essere uno dei pilastri?
Purtroppo non posso dirti un QB, ma posso farti il nome di Cosimo Casati; è un RB a tutto tondo, molto forte, esplosivo e che può anche uscire dal backfield a ricevere. Non ti dico Costanzi perché credo che il suo obiettivo non sia quello di diventare un pilastro dei Guelfi, ma sia quello di tornare negli USA, come ha fatto l’anno scorso per provare a diventare un giocatore di football laggiù. 

Pensando un attimo più in grande, secondo te cosa manca al football italiano per raggiungere il livello dei campionati europei?
Mancano due cose: le risorse finanziarie, con una federazione ed un Governo che non aiutano le sponsorizzazioni ad esempio. E poi soprattutto secondo me manca “la testa”: chi fa football lo fa come passatempo, e non lo fa con la testa giusta. Un giocatore di football è un giocatore di football da quando si alza la mattina a quando va a letto la sera e purtroppo questa cosa si vede sempre meno, nonostante magari un miglioramento delle strutture ecc. Se si riuscisse a migliorare questa mentalità tutto il movimento ne gioverebbe, arrivando magari ai livelli degli altri campionati europei.

Vorrei chiudere ringraziando Ente, Alessandro Dallai, a cui ricordo sempre che sono probabilmente la persona che gli ha toccato di più il sedere in tutta la sua vita, avendolo avuto come centro per gran parte della mia carriera, e vorrei ringraziarlo per questi anni e per quello che sta facendo nei Guelfi.

Forza Guelfi!