Le battute finali della prima parte dell’intervista (leggi qui) ci hanno consegnato un Andrea Costanzi colpito al cuore dalla durezza della vita nelle province americane, dove il destino di un teenager viene posto dinanzi ad un tetro crocevia che può condurre l’inesperto viandante verso l’ottenimento di una borsa di studio per meriti sportivi, con la conseguente possibilità di veleggiare incontro ad un orizzonte reso più roseo che mai dall’ottenimento di una laurea, oppure, di contro, relegarlo ad una vita costruita sul sudore versato nel raccogliere pannocchie nei campi di mais, attanagliati dalla ferrea morsa della canicola texana. Prima però di ripassare la palla al giocatore degli Harlingen Cardinals per volare in touchdown e concludere questo nostro viaggio nel Lone Star State urge un flashback che ci aiuti a capire come è stato possibile per un fiorentino sostituire le acque intrise d’arte dell’Arno con quelle limacciose del placido Rio Grande.
Andrea Costanzi, che ha un passato calcistico che lo accomuna a qualsiasi altro ragazzo italiano, si è presentato per la prima volta al campo di allenamento degli Estra Guelfi Firenze nel luglio del 2014 (dopo aver vinto l’incredulità dei propri genitori dinanzi a questo suo desiderio) quando, allora undicenne, fu scaraventato nell’unico gruppo di giovani dei viola, quello che di lì ad un paio di mesi avrebbe preso parte al torneo nazionale U19. Nonostante l’insormontabile gap di età con gli allora compagni di squadra balzò agli occhi di tutti la sua predisposizione cristallina per il football americano, che convinse la società a creare un team di mini football, sfociato nella generazione di talenti che ha centrato il tricolore U13 nel 2015, difeso poi nel 2016 dai suoi compagni più giovani, prima di tornare alla ribalta con il titolo italiano U16 della stagione 2018. L’arrivo di Coach Art Briles sulla sideline viola per l’annata 2019 del Senior Team guelfo è coincisa con l’eleggibilità per la prima squadra del talento fiorentino, che ha saputo ritagliarsi un ruolo importante nella sua rookie season nel mondo dei grandi. All’inizio della scorsa estate ormai il dado era tratto ed Andrea Costanzi aveva messo sul tavolo un succulento tris di obiettivi personali composto da: Italian Bowl, Europeo U19 con la maglia dell’Italia ed ottenimento di un posto nel roster del team di football della Harlingen High School. Ecco quindi la seconda parte della nostra chiacchierata.
Dopo la stagione di football ti sei concentrato sull’atletica, com’è andata?
“La scuola negli USA, a differenza dell’Italia, offre tutti gli sport al proprio interno, una cosa che mi fa impazzire. Una volta terminata la stagione di football ho deciso di praticare questa disciplina perché l’ho ritenuta propedeutica ai ruoli di safety e ricevitore, anche vista la mia intenzione di tornare in Italia alla fine dell’anno scolastico per poter dare una mano al senior team guelfo, cosa che adesso non accadrà a causa dell’annullamento del campionato deciso pochi giorni fa dalla federazione. Nell’atletica ho posto il mio focus sulle distanze corte come i 100m ed i 200m, mixandole con il salto ad ostacoli. Per me è stato come approcciare un mondo del tutto nuovo visto che mai in vita mia avevo fatto qualcosa di simile. Ovviamente il feeling con gli sprint è arrivato velocemente vista la provenienza dal football, gli ostacoli, dove alla fine sono stato indirizzato dal coach, invece sono stati una cosa a parte. Alla fine, anche qui con tanta dedizione, mi posso ritenere soddisfatto di quanto ho prodotto nelle prime gare, dove i tempi sono stati ottimi per un debuttante assoluto e mi sono sempre piazzato nei primi 5. Peccato che la stagione si sia interrotta a causa della pandemia. Questo periodo nell’atletica mi tornerà comunque utile e potrei ripeterlo in futuro anche in Italia come preparazione aggiuntiva ai campionati di football americano”.
Il tuo anno in Texas lo stai passando a meno di 30min di pick-up dal confine con il Messico, in una piccola cittadina vicina al litorale del golfo. Come ti stai trovando? Cosa ti ha colpito di più?
“Confermo che qui ad Harlingen siamo ad un passo dal Rio Grande e quindi dal confine con lo stato del Tamaulipas, Messico. In Texas mi sto trovando veramente bene, ho conosciuto un sacco di persone fantastiche che rimarranno nel mio cuore tutta la vita. Una cosa che mi ha colpito molto risale al mio arrivo nel paese, quando mi guardai intorno e confessai alla persona che mi ospitava nella sua casa, dove tutt’oggi vivo, che pensavo di aver sbagliato di qualche miglio, sconfinando quindi in Messico. Lui, fra una risata e l’altra, mi confortò e mi disse che eravamo ancora negli USA e che col tempo ci avrei fatto l’abitudine. In quei primi giorni, vi giuro, mi sembrava di non essere in America, anche perché ovunque posassi il mio sguardo vedevo una insegna che recitava “tacos” o “fajitas”, una cosa davvero assurda che mi ha colpito tantissimo. Con il passare dei giorni e delle settimane ho poi trovato molto piacere nel constatare come, anche in un microcosmo come Harlingen, vi fossero persone di diverse etnie unite dalla lingua inglese. Davvero bello”.
Che influenza sta avendo il Covid-19 sulla tua normale vita di studente liceale?
“Confesso che all’inizio, cosa che credo ci accomuni a qualsiasi altra nazione, questa emergenza è stata presa un po’ sottogamba. Adesso però sono state attuate tutte le più classiche disposizioni di sicurezza legate al coronavirus ed anche noi studenti della Harlingen High School stiamo seguendo le lezioni online dalle nostre case, cosa che ci permetterà di diplomarci nei tempi previsti. Per me però sarà un gran dispiacere, salvo miracoli, non poter prendere parte alla Graduation Ceremony nella quale lo studente viene chiamato sul palco con la sua divisa cerimoniale e gli viene consegnato l’attestato. Ovviamente è dura anche restare separato da tutti gli altri ragazzi che ho conosciuto in questa favolosa avventura visto che non possiamo uscire di casa, dove passo il mio tempo fra studio ed allenamenti improvvisati”.
Quali saranno i tuoi prossimi passi nel mondo del football?
“Tornerò in Italia dalla mia squadra, che ovviamente avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Gli Estra Guelfi Firenze mi sono mancati tantissimo ed adesso mi preparerò per giocare in autunno il mio primo campionato U19, con la speranza di avere anche un’altra chance in nazionale. Guardando ancora più avanti e quindi entrando nel 2021 con i miei pensieri, mi sento di affermare con estrema sicurezza che farò parte del senior team viola, per poi provare ad ottenere una borsa di studio per tornare a giocare a football, stavolta a livello collegiale, negli States”.
Che impressione ti farebbe ritrovare un giorno uno dei tuoi compagni di squadra come import ai Guelfi?
“Questa è veramente bella! Sarebbe un’emozione fantastica, ci potremo raccontare tutto quello che abbiamo combinato negli anni in cui non ci siamo frequentati per poi andare in campo e provare a giocare assieme come ai vecchi tempi, facendoci nuovamente travolgere da quelle vecchie emozioni che abbiamo già condiviso in passato sulle 100yds”.
Ti va di concludere con un commento sull’annullamento dei campionati tackle senior 2020 della FIDAF?
“Diciamo che quasi me lo aspettavo di leggere da un momento all’altro un comunicato del genere. Ovviamente sono deluso a livello personale, perché non potrò indossare i colori della mia squadra. In più avevo già fatto un buon 2019 in senior ed ero curioso di rimettermi alla prova nel campionato dei grandi dopo questa esperienza. L’annullamento del torneo, inoltre, non ci dà modo di provare a raggiungere degli obiettivi importanti, tarpandoci un po’ le ali rispetto all’Italian Bowl raggiunto nella scorsa stagione. Davvero un peccato, sia per noi gigliati che per tutti gli altri giocatori che si trovano nella nostra medesima situazione”.